Aggiornamento Volume Primo

Alta val Marecchia, storia, arte, ambiente, cultura
Viamaggio-La Spinella-Cerbaiolo-Cocchiola
di Massimo Gugnoni

Pala eolica al Poggio dei Prati

  • Approvato dalla regione Toscana, in data 19/02/2021, il progetto relativo alla costruzione di una pala eolica alta circa 100 mt. in località Poggio dei Prati, poco a lato della galleria sulla strada Marecchiese, in fronte all’abitato di Badia Tedalda. L’approvazione regionale, senza alcun coinvolgimento dell’opinione pubblica locale da parte del proponente, è avvenuta nonostante la contrarietà del comune di Badia Tedalda. Le obiezioni riguardano principalmente la vicinanza con la Riserva Naturale dell’Alpe della Luna, l’impatto visivo e sonoro su Badia Tedalda (pala posizionata dinnanzi al paese) e l’estrema vicinanza, poche centinaia di metri, con la frazione Il Lago.
    Il trasporto dei materiali con mezzi pesanti prevede l’utilizzo dello sterrato che ricalca l’Ottocentesca Strada del Marecchia che scavalca il Poggio dei Prati.
  • Link utili:
    – Autorizzazione unica regione Toscana: http://www301.regione.toscana.it/bancadati/atti/Contenuto.xml?id=5281243&nomeFile=Decreto_n.2549_del_19-02-2021
    – Progetto tecnico scaricabile qui: https://www.regione.toscana.it/-/conferenze-dei-servizi-energia
    Proponente progetto: Ewt Italia Development srl a cui è subentrata in data 01/02/2021 la società Ewind27 srl.
  • L’inizio dei lavori, inizialmente previsto per settembre 2021, slittato all’anno successivo, ha visto i primi scavi di sbancamento nell’aprile 2022. Il 15 giugno 2022 è iniziato l’innalzamento della pala, completato in pochi giorni.
Veduta di Badia Tedalda dal crinale del Poggio dei Prati, esattamente dal luogo dove è previsto l’innalzamento della pala eolica.
Poggio dei Prati Badia Tedalda
Veduta dal Sasso della Cocchiola: a destra il prato di crinale, illuminato dall’ultimo sole del tramonto, sul quale sorgerà la pala eolica; a sinistra la chiesa di San Michele Arcangelo e la parte antica di Badia Tedalda; al centro Badia Tedalda e in basso la strada Marecchiese nei pressi della galleria;
Poggio dei Prati Badia Tedalda
Gennaio 2022: il Poggio dei Prati visto dalla strada Marecchiese provenendo dal Passo di Viamaggio. Sul collicello illuminato dal sole si innalzerà la pala eolica (a sinistra in secondo piano i Sassi di Simone e Simoncello).
Poggio dei Prati Badia Tedalda. Inizio lavori per posizionamento pala eolica
Aprile 2022: inizio del lavori di sbancamento.
Poggio dei Prati e Badia Tedalda. Primi scavi per posizionamento pala eolica
Aprile 2022: primi scavi. Sullo sfondo Badia Tedalda.
29 giugno 2022: la pala innalzata vista dalla strada Marecchiese. Sullo sfondo altre pale posizionate sul crinale tra valle del Marecchia e valle del Foglia.
Pala eolica Poggio dei Prati Badia Tedalda
29 giugno 2022: la pala eolica vista da Badia Tedalda . Come termine di confronto per le dimensioni si osservi sulla destra la frazione Il Lago.

Ulteriori progetti eolici nel comune di Badia Tedalda:
– in data 12/05/2022 è stata presentata istanza per la realizzazione del “parco” eolico Badia del Vento che prevede la realizzazione di 7 aerogeneratori aventi altezza di 180 mt. lungo il crinale tra il Poggio Val d’Abeto il Monte Loggio e il Monte Faggiola, al di sopra della frazione Rofelle, a pochi metri dal confine con la regione Emilia-Romagna (comune di Casteldelci).
Progetto scaricabile qui: 75a6342f-39a6-f17c-1b18-a33659445963 (regione.toscana.it)
– In data 8 luglio 2022 è stato presentato a Badia Tedalda a cura del proponente il nuovo progetto del “Parco eolico Poggio Tre Vescovi” composto da 13 aerogeneratori (il diniego al precedente progetto eolico sul Poggio Tre Vescovi risale al 2017).

Dall’introduzione al Volume Primo (pag. 13): … soprattutto nelle zone di crinale si assiste ad un proliferare di progetti relativi alla costruzione di impianti eolici. Alcuni già realizzati hanno notevolmente cambiato l’impatto visivo sulle rispettive aree, altri se venissero realizzati, e discorso analogo vale per le distese di pannelli solari, comporterebbero, dal punto di vista ambientale e paesaggistico, una notevole alterazione dei luoghi (valutare se positiva o negativa, visti i molti e complessi fattori in gioco, non è compito dell’autore in questa sede). In tal caso le caratteristiche di taluni siti descritti nel volume rimarrebbero solamente un lontano ricordo su carta.

Lo Spugnolo: particolari sulla morte per mina

  • Nel libro viene narrata la morte, a causa delle ferite riportate per scoppio di mina, di Gherardi Adelmo dello Spugnolo. Si apprende da Pari Pio del Poggio di Arsicci che la grave ferita interessò in particolare il calcagno del piede e che la morte sopraggiunse per svenamento, ossia per una forte emorragia. Anche il fratello, in località ignota, fu vittima dello scoppio di una mina che procurò allo sventurato l’amputazione del piede.

– Morte per mina di Becci Lino al Ciliegiolo: nuove testimonianze e nomi delle vittime di un incidente stradale

  • Morte per mina di Becci Lino: nel libro vengono riportate le due ipotesi sulla morte del giovane non lontano dal casolare del Ciliegiolo (scoppio di mina o incidente). Una nuova testimonianza afferma che egli tirando un sasso in un campo abbia colpito una potente mina anticarro, le cui schegge lo ferirono gravemente. La morte sopraggiunse all’ospedale di Sansepolcro dove era stato trasportato.
  • Nomi vittime incidente stradale: l’incidente a cui si accenna nello stesso paragrafo, tra Viamaggio e Ciliegiolo, si verificò invece il 21 giugno 1952: sul cassone di un camion che trasportava della rena (sabbia di fiume) necessaria per costruire la stalla ai Biozzi di Viamaggio, erano seduti Marsili Tonio (Antonio?), nato nel 1905 e Marsili Marsilio, nato nel 1910. Un problema ad una ruota causò l’incidente che vide la morte dei due uomini.
  • Antichi abitanti del Ciliegiolo: un atto di battesimo del 9 luglio 1782, celebrato nella non lontana pieve di Corliano, sul versante tiberino, si cita come madrina Maria Antonia figlia di Domenico Maria Baruffi dal Cerigiolo, probabilmente la nostra località (Archivio Storico Diocesano di Sansepolcro, Registro dei Battesimi della Pieve di Corliano).

Viamaggio

  • Demolizione e ricostruzione chiesa: la vecchia chiesa, cadente e in condizioni statiche precarie, fu demolita nel 1914. I lavori per la costruzione del nuovo edificio religioso, salvo parte delle fondamenta, andarono avanti per quasi cinque anni e la nuova chiesa, ampliata nelle dimensioni che vediamo oggi, venne aperta al culto nel 1919, così descritta: a croce latina con due cappelle e sagrestia, due altari senza pregio artistico, due piccole campane e battistero in cemento. Nel 1929 si evidenziava comunque la necessità di riparare i tetti, verniciare le porte e gli infissi (Documento inedito: Inventario del 23 ottobre 1929 redatto dal sacerdote don Fedele Bellini, conservato presso la Biblioteca Vescovile di Sansepolcro).
  • Casa canonica: non venne ricostruita come l’adiacente chiesa, ma furono rifatti i pavimenti, gli infissi e le facciate come terremotata (forse danneggiata dal terremoto del 1919). Fino al 1944 si presentava a due piani. Demolita dai tedeschi venne ricostruita in forma diversa ed alzata di un piano.
  • Lavori alla chiesa prima del 1914: la vecchia chiesa, in data imprecisata, ma col vecchio parroco (si intende quindi con il parroco che la resse fino al 1914) subì alcuni lavori, col concorso della famiglia Biozzi che contribuì con 12.000 Lire, dell’Economo Generale della diocesi e del comune di Badia Tedalda che concorse con Lire 500 (Fonte inedita idem come sopra).
  • Sede vacante e arredi: la parrocchia rimase senza parroco dal luglio 1914 (probabile mese di abbattimento della chiesa) certamente fino al 1929 e probabilmente fino al 1935. Fecero eccezione gli anni 1926 e 1927. Nel 1929 la troviamo arredata molto poveramente, mancando anche il necessario (messali, ostensorio, leggio, candelieri, croce sull’altare, alcune vesti per il sacerdote … mentre il resto è stato fatto dal popolo!) e dotata di un armadio non ben custodito né ordinato. All’interno della chiesa vi era uno spazio, il coretto, riservato ad una famiglia del luogo, che possiamo facilmente immaginare quella dei Biozzi, la quale fino al dopoguerra avrà un’entrata in chiesa riservata (entrata nell’ala sinistra dell’edificio dove si vede ancora oggi una porta). La parrocchia contava in quell’anno 142 abitanti e nei tre anni precedenti si erano celebrati tre battesimi, un matrimonio e due funerali (Fonte: idem come sopra).
  • Parroci dal 1935: dal 15 novembre 1935 parroco fu don Domenico Mencaroni che lasciò l’incarico il 16 luglio 1937 rendendo la sede vacante. Il 16 ottobre 1937 il sacerdote delegato dal vescovo, don Giovanni Contessi, il delegato dell’Ordinario Diocesano, don Ferdinando Fabbri, il Rappresentante del Governo, Claudio Nussini della Prefettura di Arezzo, redassero l’inventario della chiesa e procedettero all’affidamento temporaneo della parrocchia, quale Economo Spirituale, al parroco di Fresciano don Igino (Gino) Lazzerini, per la cui notevole figura si rimanda al Volume Secondo (Fonte: Chiesa di Viamaggio, Riscontro e e Ripresa di Consegna, Archivio Inventari presso la Biblioteca Vescovile di Sansepolcro).
  • Compagnia del Santissimo Sacramento: venne eretta il 13 maggio 1872 (Biblioteca Vescovile di Sansepolcro, Decreti Vescovili, Repertorio, Numero 1).
  • Caduto della prima guerra mondiale non presente negli elenchi ufficiali: dal registro dei morti della parrocchia di Viamaggio, anno 1916, redatto dal sacerdote don Fedele Bellini parroco del Cerbaiolo (a Viamaggio la carica era vacante) risulta caduto per ferite riportate nel combattimento, il 27 giugno 1916, Cipriani Sesto, nato il 4 settembre 1896 a Viamaggio, dove risiedeva e dove svolgeva la professione di agricoltore, figlio di Ferdinando e di Modesta Bini. Come luogo di sepoltura il sacerdote indica nelle montagne del Trentino. Il nome non compare in alcun elenco ufficiale di caduti, ma curiosamente nell’Albo d’Oro risulta un Cipriani, di nome Bernando, nato il 25 marzo 1896 nel comune di Badia Tedalda, caduto nella stessa data per ferite riportate in combattimento nell’altopiano di Asiago (non combaciano perciò il nome di battesimo, la data di nascita e nemmeno la paternità: al momento non siamo in grado di stabilire se si sia trattato di una serie di errori da parte del sacerdote o se si tratti realmente di due differenti caduti).
  • Perché i Biozzi si trasferirono a Viamaggio? La famiglia Biozzi fu per secoli una delle più importanti, influenti e ricche di Bagno di Romagna e tra i suoi componenti numerosi furono gli uomini di governo della locale comunità, i notai, i medici, gli avvocati e gli abati. Tra le numerose proprietà dei Biozzi rientravano anche i tanti allevamenti di bovini, ovini ed equini stanziati nei pascoli dell’alta valle del Savio e che regolarmente praticavano, come da secolare tradizione, la transumanza autunnale nella Maremma grossetana dove la famiglia possedeva alcune fattorie. Viamaggio rappresentava quindi, dopo un primo spostamento dall’alto Savio via Montecoronaro-Pratieghi, il luogo di raduno delle grandi carovane di bestiame, con migliaia di capi, seguite dai numerosi uomini al seguito. Seguiva poi la discesa in val Tiberina attraverso la Via Maremmana, in seguito chiamata anche Sentiero o Via dei Biozzi. Viamaggio era quindi un luogo ben conosciuto ai Biozzi e l’acquisto nei primi decenni dell’Ottocento (come meglio specificato nel Volume) di un immenso patrimonio terriero situato tra il Passo di Viamaggio e Badia Tedalda, comprensivo dell’intero abitato di Viamaggio, delle case coloniche dei dintorni e dei numerosissimi terreni ricchi di pascoli, boschi e coltivi, rispondeva all’esigenza di disporre di un solido punto di appoggio per le mandrie, in attesa anche per più giorni, unito al redditizio investimento nella terra e nel bestiame, le principali ricchezze dell’epoca. Contemporaneamente all’acquisto un ramo della famiglia si stabilì definitivamente a Viamaggio, perdendo col passare del tempo ogni legame coi Biozzi di Bagno, reciso del tutto nel corso del Novecento. L’ultima discendente, per parte di madre, ad abitare nella ex dogana granducale, dimora della famiglia, fu Paola Massa (1937-2018).
  • Strada di Monteverde e metanodotto: dal colle sopra la frazione di Viamaggio parte l’antica Strada di Monteverde. Il tracciato descritto nel libro è occupato dal 2020 dal cantiere per la posa del metanodotto Sansepolcro-Rimini. Al termine dei lavori di scavo dovrebbe essere ripristinato il precedente stato di fatto.
  • Modifica tratto di strada granducale: nel giugno 2020, a seguito di alcuni lavori accessori per la posa di un nuovo metanodotto, è stato modificato artificialmente il breve tratto di strada granducale descritto nel libro. La nuova strada, ricoperta di pietrame e ghiaia, al momento non presenta più le rade tracce della vecchia pavimentazione.

Passo di Viamaggio

  • Contributo per la chiesa di San Giovanni Gualberto: la chiesa costruita nel 1953 al Passo di Viamaggio si avvalse del contributo, l’anno seguente, di lire 200.000 del Ministero dell’Interno, a fronte delle 870.000 richieste dal parroco della vicina Castelnuovo, don Armando Aputini.
    Fonte: Biblioteca Vescovile di Sansepolcro, busta Cerbaiolo.
  • La chiesa al Passo di Viamaggio sostituisce quella del Cerbaiolo: nella piccola chiesa si tennero, fin dalla sua costruzione, le funzioni religiose che avrebbero dovuto svolgersi alla chiesa di Sant’Antonio al Cerbaiolo, distrutta dai tedeschi nel 1944. Al Passo di Viamaggio vennero anche trasferiti gli arredi sacri superstiti del Cerbaiolo. Tuttavia nel 1959 il parroco don Giovanni Contessi scriveva al vescovo che, nonostante le premure del Marini, il proprietario della chiesa, essa era sprovvista delle cose più comuni e necessarie al minimo decoro, per lo svolgimento anche delle ordinarie funzioni religiose, mentre alle spese necessarie per celebrare le solennità (Corpus Domini, festa di San Giovanni Gualberto, Madonna del Rosario) provvedeva il popolo.
    Fonte: Biblioteca Vescovile di Sansepolcro, busta Cerbaiolo.
  • Donazione cappella di San Giovanni Gualberto: il 17 settembre 1962 Bonaventura Marini, proprietario della cappella, donò con atto notarile l’edificio religioso e 60 metri quadri di terreno alla Curia Vescovile di Sansepolcro. Marini Bonaventura (citato come Ventura nel libro, nato al Lago di Badia Tedalda il 18 gennaio 1898) fu colui che aprì la prima osteria al Passo di Viamaggio.
  • I Marini al Passo di Viamaggio: i fratelli Marini, provenienti dalla frazione Lago di Badia Tedalda, comprarono il terreno al Passo di Viamaggio il 4 aprile 1933 da Giuseppe Fanfani. Successivamente costruirono i primi fabbricati lungo la strada.
  • Una fiera del bestiame al Passo? Pari Pio (1930-2022) del Poggio di Arsicci afferma (19-12-2021) che al Passo di Viamaggio si svolgeva, fino al 1949, una fiera del bestiame il giorno 20 agosto. Chiunque sia in possesso di ulteriori notizie può scrivere al seguente indirizzo mail: valledelmarecchia@gmail.com
  • Proprietà storica osteria: Nel libro si accenna all’apertura dell’osteria-ristorante al Passo di Viamaggio, detta inizialmente Osteria della Secola, dal nome della cuoca nonché moglie del proprietario di quella parte di edificio. Dal Supplemento alla Gazzetta Ufficiale n.168 del 16 luglio 1959 apprendiamo che Antonelli Secola, sposata in Marini, risultava la titolare dell’attività già allora chiamata Imperatore.
  • Riapertura punto di ristoro: dopo anni di chiusura ha riaperto, nel giugno 2020, un punto di ristoro al Passo di Viamaggio, il Bar l’Alpe, che non si trova però nei locali occupati dallo storico bar-ristorante descritto nel Volume Primo, ma in altra parte dello stesso fabbricato.

Monte Verde

  • Simone De Fraja nel volume Fortificazioni medioevali nel territorio di Pieve Santo Stefano (Letizia Editore, 2021, p. 70), riporta due antiche citazioni relative ad un castello sul Monte Verde, una del 1269, relativa ad una disputa e l’altra del 1384.
  • La sommità e le pendici del Monte Verde sono state interessate, a partire dal 2020, dagli scavi per la posa del metanodotto Sansepolcro-Rimini.
Monte Verde Passo di Viamaggio metanodotto
Foto satellitare del 7 luglio 2021: ben si nota la profonda ferita lasciata dal nuovo metanodotto. La freccia bianca indica la sommità del Monte Verde. Nell’angolo in alto a sinistra si intravedono i fabbricati del Passo di Viamaggio. Al termine dei lavori avverrà il ripristino ambientale.

Antica Strada di Monteverde (Viamaggio)

  • Dal colle sopra la frazione di Viamaggio parte l’antica Strada di Monteverde: il tracciato descritto nel libro è occupato dal 2020 dal cantiere per la posa del metanodotto Sansepolcro-Rimini. Al termine dei lavori dovrebbe essere ripristinato il precedente stato di fatto.

Passo delle Coste, sfollati e l’episodio del cane

  • Secondo più testimonianze orali, da ultima quella di Pierattelli Quinto Tullio di Fresciano, nato nel 1931 e presente al momento dei fatti narrati, nel settembre 1944 un gruppo di una quindicina di sfollati proveniente da Fresciano e da altri casolari, giunse al Passo delle Coste, l’impervio passaggio sull’Alpe della Luna tra val Marecchia e val Tiberina che avrebbe permesso loro di oltrepassare la linea del fronte e raggiungere Sansepolcro già liberata. Nel luogo detto Cancellino si incontrarono sul far della sera con altri sfollati preoccupati per la presenza di un cane nel gruppo che, col suo abbaiare, avrebbe messo a repentaglio la vita di tutti, data la massiccia presenza di truppe tedesche lungo l’intero crinale. Si decise così per la sua soppressione che venne attuata a colpi di bastone. Si salvò invece un maialino, che i presenti volevano ugualmente eliminare per evitare rumori, accudito e abbracciato per tutta la notte da una tal Annetta.

– Il Bastione

  • Dal 1920 si trasferì nella casa colonica la famiglia contadina dei Bini, proveniente dal podere del Cerbaiolo.
  • Secondo alcune testimonianze la zona del Bastione (Pieve Santo Stefano), sulla strada per Pian della Capanna e La Spinella, fu utilizzata nel 1953-1954 come poligono di tiro dall’esercito italiano. Per ulteriori testimonianze scrivere a: valledelmarecchia@gmail.com

– Le Camerelle

  • L’antico casolare, oggi utilizzato come stalla, è menzionato nel 1704 come Camarelle, luogo in cui si recavano i frati del convento della Madonna dei Lumi di Pieve Santo Stefano per la cerca, la raccolta di generi alimentari necessaria al loro sostentamento (Ubaldo Morozzi, Storia dei conventi cappuccini toscani dalla fondazione al 1704. La storia dell’Ordine da un manoscritto inedito di Filippo Bernardi da Firenze, Volume I, Firenze University Press, 2017).

Podere Montecavallo

  • Nella casa colonica detta Podere Montecavallo si insediò dal 1930 e vi restò fino al 1974, la famiglia contadina dei Leprai, di cui si ricorda Quinto nato in Germania nel 1913 in quanto il padre si era là trasferito per lavoro. La coltivazione prevalente era quella del grano a cui si univa in misura minore quella delle bietole da zucchero utilizzate come cibo per le vacche (cibo con eccellenti proprietà e del quale gli animali ne sono ghiotti).

– Cerbaiolo

  • Caduto Grande Guerra/1: Gennaioli Arturo, nato a Cerbaiolo il 28 dicembre 1891 da Angiolo e Carola Antonelli, agricoltore residente al Cerbaiolo, fu richiamato al servizio di leva nell’estate del 1914. Allo scoppio delle ostilità fu spedito col 128° Reggimento Fanteria Firenze sul fronte dell’Isonzo nella zona del Monte Sabotino-Plava-Zagora. Morì di tifo preso al fronte l’8 ottobre 1915 nell’ospedale da campo n. 230 di Langoris (Angoris, poco più di 10 km. ad ovest di Gorizia), località dove era stato istituito un Lazzaretto di Sanità. Sepolto a Cormons (Gorizia) non è noto se il corpo sia stato traslato al sacrario di Redipuglia (Biblioteca Vescovile di Sansepolcro, Duplicati parrocchiali dal 1915 al 1917, sez. Defunti, Fascicolo 1915 e Albo d’Oro Caduti Prima Guerra Mondiale).
  • Caduto Grande Guerra/2: Manenti Vito, nato a Verghereto il 7 dicembre 1890 da Severo e Marianna Falzoni, agricoltore residente al Cerbaiolo, richiamato al servizio di leva nell’estate del 1914. Soldato del 3° Reggimento del Genio Radiotelegrafisti (non è noto al momento se facesse parte di una compagnia Telegrafisti, della compagnia Treno o della Milizia Mobile), morì a causa delle ferite riportate a Gradisca d’Isonzo (Gorizia), presso l’ospedaletto da campo n.99, il 21 ottobre 1915 secondo l’Albo d’Oro dei Caduti della Grande Guerra, il 31 ottobre secondo il certificato di morte della parrocchia del Cerbaiolo. Fu sepolto nella vicina Romans d’Isonzo. Non è noto se la salma sia stata traslata al Sacrario di Redipuglia.
  • Caduto Grande Guerra/3: Marini Dante, nato a Badia Tedalda il 24 giugno 1889 da Antonio e Pandolfi Adelaide, operaio residente al Cerbaiolo. richiamato al servizio di leva fin dall’estate del 1914. Soldato del 3° Bersaglieri ciclisti, in organico al reggimento impegnato nel settore dolomitico d’alta quota (Col di lana, Lagazuoi), i battaglioni di ciclisti venivano tuttavia dislocati di volta in volta ove ci fosse bisogno di uomini per azioni offensive o per coprire falle difensive, coprendo anche grandi distanze in bicicletta. Risulta caduto, per ferita da scheggia di granata nel corpo, il 23 aprile 1916 alle cave di Selz (Monfalcone), presso la famigerata quota 70, teatro di sanguinosi e ripetuti combattimenti. Secondo A. Tacchini (Storia Tifernate) venne sepolto sul posto, mentre secondo il registro dei morti della parrocchia del Cerbaiolo, redatto da don Fedele Bellini, fu sepolto nel cimitero civile (non è specificata la località). Il corpo venne traslato nel 1938 nel Sacrario di Redipuglia (Gorizia), dove riposa nel loculo 22779 (gradone 12).
  • Famiglia contadina nel 1920: fino al 1920 abitò al Cerbaiolo, nella casa colonica, la famiglia Bini, proveniente dal podere del Ferraiolo (Viamaggio). In quell’anno si trasferì al Bastione, il casolare alle pendici dell’Alpe della Luna sulla strada per Pian della Capanna.
  • Ultimi abitanti: l’ultima famiglia contadina ad abitare la casa colonica annessa all’ex convento distrutto dagli eventi bellici, abbandonò la frazione attorno al 1965.
  • Croce in ferro: nel 2021 è stata restaurata la vecchia croce in ferro abbandonata nel luogo dove sorgeva la canonica distrutta dagli eventi bellici.
  • Nuova ipotesi sull’antico fontanile in pietra lavorata situato a lato della strada comunale (Via Cerbaiolo) tra il Passo di Viamaggio e il bivio per l’eremo: la pietra superiore dalla quale fuoriesce la cannella di erogazione dell’acqua, potrebbe essere una parte di macina di un antico mulino. Allo stato attuale delle conoscenze non risulta alcuna presenza di tali strutture nelle immediate vicinanze, per cui si potrebbe avanzare l’ipotesi che, in un edificio non distante, vi fosse una macina, mossa dalla forza animale, per la lavorazione del guado, la pianta dai fiori gialli estremamente comune in zona e la cui lavorazione era diffusamente praticata per ottenere il colorante blu per tessuti, ampiamente utilizzato nel medioevo e durante il rinascimento fino all’epoca preindustriale. A memoria dei più anziani non vi sono mai state modifiche al fontanile se non il muretto in pietra di contenimento realizzato dal Corpo Forestale dello Stato tra gli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento. Analogo fontanile, meno elaborato, lo troviamo sulla stessa strada a 2,4 km. dal fondovalle, privo della macina e localmente chiamato Pippatappa. La sorgente di quest’ultimo fontanile la si trova qualche decina di metri a monte del manufatto. Ambedue non erogano attualmente acqua, sembra per mancanza di controlli sulla qualità della stessa. L’attuale strada venne migliorata e modificata nella sua forma attuale nel corso del XIX secolo, periodo nel quale i due manufatti potrebbero essere stati trasportati in loco.
Fontanile Via Cerbaiolo Pieve Santo Stefano
L’analogo fontanile situato più a valle lungo la medesima via.

– La Trappola

  • La casa colonica fu abitata nel corso del Novecento dalla famiglia Cipriani.
  • Attorno al 1960 nel pendio al di sopra delle Trappole, che culmina nel Poggio delle Calbane (mt. 877), un incidente aereo causò la morte di due persone. Non si è trovato al momento riscontro documentale alla testimonianza orale (per ulteriori testimonianze scrivere a: valledelmarecchia@gmail.com).

Sterpaia Nuova nel 1944

  • Secondo la testimonianza di Pari Pio del Poggio di Arsicci (1930-2022), anche le case della Sterpaia furono gravemente danneggiate o distrutte dalle mine tedesche nel settembre 1944.

La Biforca

  • Immagini riprese dalla Biforca, sulla strada Marecchiese, nei pressi dell’attacco della strada per Pian della Capanna e La Spinella, interessata dal 2020 dai lavori di sbancamento per il passaggio del nuovo metanodotto Sansepolcro-Rimini.
La Biforca sulla strada Marecchiese
La Biforca, sulla strada Marecchiese: lavori di esecuzione del metanodotto (Foto del 26/04/2021).
La Biforca: lavori di posa del metanodotto ultimati. Si aspetta la ricrescita del manto erboso (Foto del 24/02/2022).

Passo di Viamaggio

  • Dopo anni di chiusura ha riaperto, nel giugno 2020, un punto di ristoro al Passo di Viamaggio, il Bar l’Alpe, che non si trova però nei locali occupati dallo storico bar-ristorante descritto nel Volume Primo, ma in altra parte dello stesso fabbricato.
    All’interno del libro, oltre alla descrizione geografica e storica del Passo di Viamaggio e all’inedita storia dell’estrazione metanifera, si trovano approfondimenti, anche questi inediti, sulla storia dell’edificio e sui personaggi che lo animarono nel corso del Novecento.

Libro-Alta-Val-Marecchia-di Massimo Gugnoni al-Passo-di-Viamaggio
Anche al Passo di Viamaggio si trova il libro “Alta Val Marecchia, storia, arte, ambiente, cultura”.

Cocchiola

  • A seguito dei lavori per la posa del nuovo metanodotto è stato in parte modificato, nel luglio 2020, il caratteristico sistema calanchivo all’inizio della strada d’accesso all’altipiano della Cocchiola. Il progetto prevede, ad opere ultimate, il ripristino morfologico, idraulico e vegetazionale.

  • A meno di 100 metri dall’inizio della strada asfaltata per la Cocchiola, si trova sulla destra il vecchio tracciato della Strada Regia granducale (senza tuttavia alcun segno superficiale dell’antica pavimentazione). La via, interessata dai lavori per la posa del nuovo metanodotto nel luglio 2020, risulta allargata rispetto all’originario sedime.

  • In corrispondenza della grande pala eolica di crinale, soprastante il casolare della Cocchiola, è stata scoperta nel luglio 2020, a seguito dei lavori per la posa del metanodotto, un’importante testimonianza storica, l’antica pavimentazione della strada di Viamaggio, perfettamente conservata e situata esattamente nel luogo ipotizzato nel Volume Primo. Allo stato attuale sono in corso rilievi e studi della Sovrintendenza di Arezzo per appurarne l’origine, se medievale o di epoca granducale e per verificare se al di sotto possano esserci tracce di un percorso ancora più antico (romano?). Il piano stradale si trova poche decine di centimetri sotto la superficie del terreno ed è attualmente visibile per una lunghezza di qualche decina di metri. Il sito è al momento irraggiungibile in quanto all’interno del cantiere per la costruzione del metanodotto.

  • Il sentiero di crinale tra la Cocchiola e il Sasso della Cocchiola e di seguito in direzione di Badia Tedalda, la ex Strada Regia di epoca granducale, non è al momento percorribile in quanto occupata dal cantiere per la costruzione del nuovo metanodotto. L’area interessata, dove correva il sentiero, è stata sbancata ed allargata (lo stesso percorso era già stato interessato da un precedente sbancamento negli anni Settanta del Novecento per la costruzione del vecchio metanodotto). Il progetto prevede, ad opere ultimate, il ripristino morfologico, idraulico e vegetazionale.

Sasso della Cocchiola

  • L’importante sito, con labili resti di antiche murature, forse il medievale castello della Cocchiola, eccezionale punto panoramico sulla val Marecchia e con resti di appostamenti difensivi tedeschi della linea gotica, dal giugno 2020 è oggetto di invasivi interventi per la costruzione del nuovo metanodotto. Rimane intatta la cima, ma è stato completamente stravolto da uno sbancamento il panoramico declivio sul lato nord della sommità, descritto nel Volume Primo come il miglior punto panoramico, dal Sasso della Cocchiola, verso la val Marecchia, laddove da diversi anni erano presenti alcuni deturpanti anemometri ora abbattuti. Consistenti sbancamenti, che hanno cambiato la morfologia del terreno, sono in corso sul versante sud, dove corre il sentiero Cocchiola-Badia Tedalda e su quello ovest dove ho avuto occasione di osservare alcuni scarsi residui di laterizi nel terreno di riporto e dove, nel vicino campo, sembra che siano stati ritrovati cocci non ancora identificati. Il progetto prevede, ad opere ultimate, il ripristino morfologico, idraulico e vegetazionale. Il Sasso della Cocchiola è attualmente irraggiungibile in quanto all’interno dell’area di cantiere.

Sasso della Cocchiola metanodotto
Il Sasso della Cocchiola (2020) interessato dai lavori per la posa di un metanodotto: sbancamento sul versante sud, in attesa dello sbancamento a sinistra del colle, dove c’è la strada, avvenuto successivamente allo scatto.

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